«
Il problema del
tradurre è in realtà il problema
stesso dello scrivere e il traduttore ne sta al centro,
forse ancor più dell'autore. A lui si chiede [...] di
dominare non una lingua, ma tutto ciò che sta
dietro una lingua, vale a dire un'intera cultura, un
intero mondo, un intero modo di vedere il mondo. [...]
Gli si chiede di condurre a termine questa
improba e tuttavia appassionata operazione senza
farsi notare. [...] Gli si chiede di considerare suo
massimo trionfo il fatto che il lettore neppure si
accorga di lui [...] un asceta, un eroe
essenzialmente disinteressato, pronto a dare tutto
se stesso in cambio di un tozzo di pane e a
scomparire nel crepuscolo, anonimo e sublime,
quando l'epica impresa è finita. Il traduttore è
l'ultimo, vero cavaliere errante della letteratura.
»
(Fruttero&Lucentini, I ferri del mestiere, Einaudi,
Torino 2003)